Sviluppata sul telaio della Maserati Bora, è una dream car estrema, irrazionale, capace di raggiungere una velocità massima vicina ai 300 km/h grazie al potente motore V8 da 310 CV.
Le linee della Iguana nel cofano, la forma della parte anteriore e della linea di cintura della Tapiro, e l’insieme della Caimano sono le ispirazioni alla base del Boomerang.
Prestazioni estreme garantite dal potente motore sono sottolineate dalla forma a cuneo e dalle linee tese portate all’estremo. Disegnata quasi esclusivamente con linee rette piuttosto che curve, è più una scultura che un’automobile.
Il parabrezza si alza con un’inclinazione eccessiva: 13º, 2 gradi in meno rispetto a quello della Manta. I produttori di vetro lo consideravano un’eresia, poiché ritenevano potesse causare notevoli problemi di visibilità. Giugiaro avrebbe dovuto attendere la produzione della Lotus Esprit (1975) per dimostrare che non era un eretico, ma un innovatore realistico.
Anche gli interni presentavano scelte radicali. Sul volante è visibile solo il bordo, con un pannello strumenti circolare al centro che ospita l’unità tachimetro/contagiri nella metà superiore. In quel periodo, l’industria automobilistica iniziava ad affrontare questioni legate alla sicurezza. Per il Boomerang, Italdesign sviluppò una colonna dello sterzo divisa e collegata da una catena, un’idea tecnicamente complessa ma fondamentale per impedire alla colonna di retrocedere in caso di collisione frontale.
Il grande disco centrale del volante fu concepito anche per creare uno spazio per un airbag. I cerchi del Boomerang meritano una menzione: simili a sculture, sono indiscutibilmente i migliori mai realizzati da Giugiaro.