Machimoto

Non è un’auto né una moto. La sintesi perfetta tra le due.

The project

Automotive - 1986

Non è un’auto e non è una moto. La sintesi perfetta tra le due.

Presentata al Salone dell’Automobile di Torino nel 1986, la Machimoto divide subito pubblico e critica: o la si accetta per il suo carattere come provocazione intelligente, o la si analizza solo per i suoi difetti, considerandola un’utopia da museo.

Realizzata sulla piattaforma e sulla meccanica della Golf, la Machimoto trova la sua personalità nel contesto economico mondiale della metà degli anni ’80, caratterizzato dal basso costo del petrolio, che apre il mercato a veicoli progettati per il tempo libero, come già accaduto negli anni ’60 e ’70 con la Dune Buggy. Il pubblico ideale è quello dei giovani, rendendo la Machimoto un’auto socializzante: 6 posti che possono diventare 9, disposti su file parallele dove si può sedere come su una moto. Si accede al veicolo attraverso due protezioni laterali. Ogni passeggero ha una barra retrattile e una cintura di sicurezza con due punti di ancoraggio. Nella parte posteriore, vicino al vano bagagli, c’è un altro sedile che può ospitare al massimo 3 passeggeri.

Il volante rappresenta la sintesi tra auto e moto; nelle barre orizzontali ci sono due manopole che possono assumere tre posizioni diverse: riposo (all’interno della barra), verticale (a 90° rispetto alla barra), aperta (parallela alla barra). Quando le manopole sono chiuse, il volante può essere utilizzato come un tradizionale sterzo.

Il motore è quello della Golf GTI 16v, con 1781 cc e 139 CV.

Curiosità
Il regista Carlo Vanzina decide di scegliere questo prototipo assolutamente unico (insieme alla Nazca C2 e all’Aztec) per uno dei suoi film comico-fantasy, A spasso nel tempo (1996).